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Musica & scienza. Genesis: quando il rock progressivo incontra la dimensione cosmica

Nel panorama del rock progressivo degli anni Settanta, i Genesis occupano un posto di rilievo non solo per il loro originale impianto musicale, ma anche per la natura onirica e a tratti epica delle loro composizioni. Sebbene la band non abbia mai dichiarato un intento esplicito di legare i propri testi o le proprie sonorità all’astronomia, alla fisica o alle scienze naturali in senso stretto, la complessità delle strutture musicali e la ricchezza tematica dei brani hanno spesso evocato interpretazioni che vanno ben oltre il semplice intrattenimento. Tra le molte possibili letture, alcuni ascoltatori e critici hanno colto spunti “cosmici” e riferimenti a tematiche scientifiche, in particolare in pezzi come “Watcher of the Skies” o nelle suite ricche di riferimenti mitologici e simbolici.

Di seguito, un’analisi di come i Genesis abbiano in qualche modo flirtato con l’universo delle scienze, dall’astronomia alla fisica, attraverso sonorità avanguardistiche e immaginari letterari.

La cornice storica e il contesto musicale

I Genesis nascono alla fine degli anni Sessanta, periodo in cui la corsa allo Spazio e l’interesse per la scienza erano al centro del dibattito pubblico: l’allunaggio del 1969, la competizione USA-URSS, la rivoluzione culturale che spingeva a guardare “oltre” il quotidiano. Questo fermento scientifico e creativo, sebbene non sempre tradotto direttamente nelle loro canzoni, faceva parte dell’immaginario collettivo di quel periodo, influenzando inevitabilmente molte band di rock progressivo, fra cui Pink Floyd, King Crimson e i Genesis stessi.

Nel caso specifico dei Genesis, la loro estetica musicale di quei primi anni (con Peter Gabriel alla voce, Tony Banks alle tastiere e Mike Rutherford al basso/chitarra) si distingueva per:

  • L’utilizzo di suoni inediti e sperimentali, come il Mellotron, capace di creare atmosfere “spaziali” e sognanti.
  • Strutture di brani complesse, talvolta quasi “matematiche” nelle sezioni ritmiche, tipiche dell’approccio progressive.
  • Tematiche oniriche e surreali, che però non disdegnavano, di tanto in tanto, rimandi a mondi distanti o post-apocalittici.

“Watcher of the Skies”: uno sguardo dallo Spazio

Tra i brani più citati quando si parla di “cosmicità” dei Genesis, “Watcher of the Skies”, pubblicato nell’album Foxtrot (1972), assume un ruolo centrale. Il titolo stesso richiama l’idea di un osservatore che scruta i cieli. Il testo, scritto in collaborazione tra Tony Banks e Mike Rutherford, sembra descrivere un essere alieno (o un’entità superiore) che atterra su una Terra deserta e abbandonata, interrogandosi su ciò che possa essere accaduto alla specie umana.

  • Aspetti astronomici
    Il titolo richiama le figure di “chi osserva i cieli”: potrebbero essere astronomi, astrofili, ma anche entità fantascientifiche. Il pezzo, attraverso immagini poetiche, evoca un contatto tra la nostra dimensione e l’ignoto cosmico.
  • Suoni e atmosfera spaziale
    L’introduzione di Mellotron in “Watcher of the Skies” è diventata emblematica del progressive rock: un accordo di tastiere, profondo e maestoso, che molti critici hanno descritto come “celestiale” o “apocalittico”. La scelta di questi timbri, all’epoca avveniristici, restituiva un senso di lontananza e vastità, quasi un eco dello spazio aperto.

Sebbene il testo non sia un trattato di astronomia, il brano trasmette un’atmosfera fantascientifica e solleva temi che toccano l’astrobiologia (che cosa succederebbe se un’entità extraterrestre trovasse la Terra senza vita?) e l’esobiologia (l’esistenza di altre forme viventi nell’Universo).

Tra allegorie, mitologie e cosmologia

Gran parte dei testi dei Genesis degli anni Settanta – in particolare quelli scritti da Peter Gabriel – si nutre di riferimenti mitologici, biblici e letterari. Brani come “Supper’s Ready” (sempre da Foxtrot), pur essendo percorsi da un filo conduttore più spirituale-religioso che strettamente scientifico, contengono passaggi in cui si evocano catastrofi cosmiche e cambiamenti su scala universale. L’Apocalisse, la battaglia tra forze opposte, l’idea di una salvezza finale: tutti elementi che, seppur non trattati in modo scientifico, risuonano con i grandi interrogativi sull’origine e la fine del cosmo.

Altro esempio è “Dance on a Volcano” (da A Trick of the Tail, 1976), brano che si apre con un’energia vulcanica, letteralmente e musicalmente. Qui, però, la scienza geologica (i vulcani) e l’immaginario apocalittico convivono in una dimensione più metaforica che fisica: l’attività di un vulcano diventa simbolo di imprevedibilità, trasformazione, pericolo imminente, come i fenomeni naturali che non riusciamo a controllare.

Strutture musicali e riferimenti matematici

Un altro aspetto interessante è la complessità ritmica di molti brani dei Genesis, un elemento che in un certo senso strizza l’occhio al mondo della matematica. Il rock progressivo è noto per i cambi di tempo, gli incastri poliritmici, le sezioni strumentali lunghe e articolate, che possono ricordare un esercizio di geometria musicale.

  • Time signature insolite: ad esempio, in canzoni come “Firth of Fifth” (da Selling England by the Pound, 1973), la parte di pianoforte iniziale di Tony Banks è costruita su temi classicheggianti che alternano misure dispari, quasi come fossero equazioni da risolvere.
  • Coesistenza di temi musicali diversi: la suite “Supper’s Ready”, della durata di oltre venti minuti, è un susseguirsi di movimenti con “equazioni” ritmiche e melodiche diverse che poi si fondono in un’unica narrativa sonora.

Pur non essendo matematica “pura”, la complessità dei brani richiede capacità di analisi e una sorta di “rigore scientifico” nel concepire e nell’eseguire passaggi che si possono definire “progressivi” proprio perché si sviluppano in modo stratificato, come un esperimento che evolve in più fasi.

Gli anni Ottanta e la svolta pop: addio all’elemento cosmico?

Negli anni Ottanta, dopo l’abbandono di Peter Gabriel e la graduale evoluzione musicale della band verso sonorità più pop e immediatamente accessibili, l’aspetto epico-onirico e “fantascientifico” dei Genesis si è inevitabilmente ridimensionato. Album come Invisible Touch (1986) e We Can’t Dance (1991) offrono temi più legati a riflessioni sociali e personali, lasciando da parte l’immaginario cosmico e l’ispirazione “universale” tipica del primo decennio della loro produzione.

Nonostante ciò, la complessità e la qualità tecnica degli arrangiamenti di Tony Banks, Mike Rutherford e Phil Collins (divenuto frontman dopo l’uscita di Gabriel) restano in parte figlie di quella visione prog, che manteneva una certa attenzione all’aspetto “ingegneristico” della composizione musicale.

Una connessione con le scienze?

È possibile affermare che i Genesis siano stati ispirati dall’astronomia, dalla fisica o dalle scienze naturali? Non in senso diretto o sistematico. L’approccio della band non è mai stato quello dei gruppi che fanno della divulgazione scientifica una bandiera (basti pensare ai Pink Floyd con Astronomy Domine, o ai riferimenti espliciti all’evoluzione e alla cosmologia in alcuni brani degli Yes). Tuttavia, nei Genesis:

  1. La dimensione spaziale di “Watcher of the Skies” e di alcune suite ha alimentato interpretazioni cosmiche e fantascientifiche.
  2. La tensione verso il “racconto epico” e gli scenari post-apocalittici lascia spazio a riflessioni di tipo quasi fantascientifico.
  3. La complessità “matematica” di arrangiamenti e strutture ritmiche richiama da vicino la precisione di un metodo scientifico e l’estetica del “ricerca e sperimentazione” tipica di chi si avventura in territori nuovi.

In sintesi, i Genesis non sono un gruppo “scientifico” in modo esplicito, ma hanno offerto spunti e atmosfere che possono ben dialogare con l’universo della scienza, soprattutto sul versante dell’astronomia fantastica, dell’immaginario alieno e della speculazione cosmica. Allo stesso modo, la complessità ritmica e compositiva delle loro opere si presta a parallelismi con la logica matematica e la razionalità della ricerca scientifica.

Un’immaginazione allargata

Il rapporto tra i Genesis e il mondo delle scienze è, in definitiva, più indiretto che diretto. Non troviamo formule fisiche o teoremi astronomici nelle loro liriche, né veri e propri concept album dedicati alla divulgazione scientifica. Tuttavia, gli elementi “cosmici” presenti in brani come “Watcher of the Skies”, le suggestioni apocalittiche e bibliche di suite come “Supper’s Ready” e la complessità strutturale di tutta la loro produzione prog degli anni Settanta testimoniano una ricerca e un’apertura mentale che ben si sposano con l’idea di “guardare più in alto, verso le stelle” – espressione di una curiosità intellettuale affascinata dall’ignoto.

In un’epoca in cui la scienza era percepita come sogno e promessa di nuove scoperte (la conquista della Luna, le missioni spaziali, la paura e la speranza di incontrare altre forme di vita), i Genesis hanno saputo utilizzare il linguaggio musicale e letterario per evocare universi paralleli, scenari futuristici e atmosfere ultraterrene. Il loro contributo, quindi, resta quello di un’immaginazione allargata, che non si limita alle convenzioni della canzone pop, ma abbraccia una gamma di tematiche – incluse quelle scientifiche, in senso lato – rendendole parte di un affresco poetico e musicale tra i più ricchi della storia del rock.

Stefano Camilloni

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