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Il fascino del nulla: James Owen Weatherall e il viaggio nel vuoto tra fisica, filosofia e fantascienza

Un’analisi approfondita dell’opera di James Owen Weatherall e di come il “nulla” sia indagato dalla fisica contemporanea

Il concetto di “vuoto” o di “nulla” ha affascinato l’umanità sin dai tempi più antichi. Da Platone e Aristotele, passando per la scolastica medievale, fino ai grandi fisici contemporanei, il vuoto non è mai stato semplicemente un’assenza, bensì una presenza fisica, teorica e perfino filosofica di notevole complessità. Nel suo saggio La fisica del nulla, James Owen Weatherall esplora, con piglio rigoroso e coinvolgente, la natura multiforme del “nulla” così come emerso dalle frontiere della fisica moderna. Il testo di Weatherall non è soltanto una sintesi delle teorie più avanzate, ma anche un viaggio narrativo che conduce il lettore attraverso le tappe fondamentali del pensiero scientifico: dalle prime discussioni sullo spazio vuoto nella fisica classica, fino ai più recenti sviluppi della cosmologia quantistica.

In questo articolo di approfondimento, ci addentreremo nelle principali tesi di Weatherall, mettendole a confronto con alcuni dei testi più significativi degli ultimi anni. Esploreremo, inoltre, come la letteratura e il cinema abbiano raccontato il tema del vuoto, e infine presenteremo alcuni tra i più interessanti progetti scientifici italiani che oggi cercano di far luce su cosa significhi, in ultima analisi, “nulla” in fisica.

L’analisi del saggio di James Owen Weatherall

James Owen Weatherall, fisico e filosofo della scienza presso l’Università della California, ha unito in questo libro competenza scientifica e chiarezza divulgativa. Il fulcro delle sue argomentazioni riguarda i fraintendimenti e le sfide legate alla definizione di “vuoto”:

Il vuoto classico e la meccanica newtoniana
Weatherall parte discutendo come Isaac Newton concepisse lo spazio assoluto come “contenitore” del moto dei corpi, e come tale “contenitore” potesse essere pensato come vuoto in assenza di materia. Tale prospettiva classica — spesso associata anche a Cartesio, che tuttavia negava la reale esistenza del vuoto — apriva già l’antico dilemma: il nulla è veramente “nulla” o è comunque “qualcosa”?

Campo e teoria della relatività
Con la relatività di Einstein, lo spazio-tempo diventa un’entità dinamica, in grado di curvarsi e interagire con la materia e l’energia. Weatherall mostra come, a questo punto, il vuoto non possa più essere concepito come mero “sfondo immutabile”: il vuoto relativistico è un tessuto elastico soggetto alle leggi che governano massa e gravità.

La meccanica quantistica e il vuoto “pieno”
Uno degli aspetti più affascinanti del lavoro di Weatherall concerne il vuoto quantistico. Qui la nozione di “nulla” si frantuma di fronte alle fluttuazioni quantistiche, che mostrano come particelle virtuali e antiparticelle possano emergere e annichilirsi in tempi brevissimi. Il vuoto, dunque, è tutt’altro che vuoto: è un brodo quantistico in ebollizione perenne.

Cosmologia contemporanea e costante cosmologica
Infine, l’autore tocca uno dei temi più inquietanti e allo stesso tempo intriganti della cosmologia moderna: la cosiddetta energia del vuoto, collegata alla costante cosmologica. Questo “ingrediente” dell’universo sembrerebbe responsabile dell’accelerazione dell’espansione cosmica e mette in gioco questioni fondamentali sulla struttura stessa della realtà.

    Weatherall, con stile narrativo, passa in rassegna diversi esperimenti e teorie, mantenendo un equilibrio perfetto tra rigore scientifico e vocazione divulgativa. Il suo obiettivo è smontare l’idea ingenua che esista un “nulla” assoluto: al contrario, ci mostra come quella che chiamiamo “assenza” sia intimamente intrecciata con particelle, campi, leggi fisiche ed enormi domande cosmologiche.

    Confronto con testi simili recenti

    Negli ultimi anni, il tema del “vuoto” e del “nulla” ha attirato l’attenzione di diversi fisici e divulgatori scientifici. Ecco alcuni tra i contributi più simili a quello di Weatherall:

    • Lawrence M. Krauss, A Universe from Nothing
      Pubblicato in Italia con il titolo L’Universo dal nulla, questo libro affronta una questione centrale: se l’universo può emergere da uno “stato di nulla”. Krauss si avvale di argomentazioni tratte dalla cosmologia e dalla meccanica quantistica, giungendo alla conclusione che il vuoto non solo è dinamico ma può dare origine, spontaneamente, a particelle elementari.
    • John D. Barrow, The Book of Nothing
      Uno sguardo più storico e filosofico sul nulla, che parte dall’antichità per arrivare alle scoperte di punta della fisica teorica. Barrow analizza come diverse culture e religioni abbiano interpretato il vuoto, e come la matematica abbia contribuito a modellarlo.
    • Frank Wilczek, The Lightness of Being
      Il premio Nobel Frank Wilczek concentra la sua indagine sul “vuoto quantistico” e sulle sue implicazioni per la massa, l’energia e l’origine dell’universo. Pur con un taglio più specialistico, il libro risulta comunque accessibile a un pubblico curioso e fornisce solide basi per comprendere le idee cardine dell’attuale fisica delle particelle.
    • Carlo Rovelli, vari contributi sul vuoto quantistico
      Anche se Rovelli non ha dedicato un intero saggio esclusivamente al tema del vuoto, in diverse sue pubblicazioni (tra cui La realtà non è come appare e Sette brevi lezioni di fisica) affronta l’idea che il vuoto fisico non sia realmente vuoto, bensì un’entità profondamente relazionale.

    Il punto di forza di Weatherall, rispetto a questi testi, è la chiarezza con cui riesce a unire storia del pensiero, fisica classica e fisica quantistica. Inoltre, l’autore ama illustrare gli esperimenti cruciali che hanno portato alla comprensione del vuoto, rendendo l’opera fruibile anche a chi abbia solo una preparazione di base in ambito scientifico.

    Il vuoto tra letteratura e cinema

    L’idea di “nulla” non è prerogativa esclusiva degli scienziati. Nel corso dei secoli, filosofi, scrittori e registi hanno spesso tentato di raffigurare il concetto di vuoto con effetti suggestivi e talvolta inquietanti.

    • Nella letteratura
      • Autori come Jorge Luis Borges hanno indagato la vastità dell’infinito e dell’assenza in racconti metafisici come L’Aleph, dove il vuoto si fa simbolo di ciò che è impossibile da descrivere a parole.
      • In Italo Calvino, specialmente nelle Cosmicomiche, la cosmologia si mescola alla narrativa fantastica, e la dilatazione dell’universo — dove spesso sembra mancare un riferimento concreto — diventa metafora di un vuoto che è, insieme, potenziale creativo e vertigine dell’ignoto.
      • Nel romanzo Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati, pur non essendo un testo di scienza, la lunga attesa in una fortezza isolata circondata da un “deserto” può essere letta come metafora del nulla e dell’inattività che, paradossalmente, si riempie di aspettative e paure.
    • Nel cinema
      • Stanley Kubrick con 2001: Odissea nello spazio mostra lo spazio cosmico come un silenzio sconfinato, ricco di echi filosofici e di misteri scientifici. Il vuoto diventa palcoscenico di un viaggio che trascende i confini umani.
      • In Interstellar di Christopher Nolan, il vuoto interplanetario e i buchi neri sono visti come porte verso realtà fisiche estreme, dove il concetto di “nulla” si interseca con la trama di gravità e relatività generale.
      • Gravity di Alfonso Cuarón, infine, enfatizza la solitudine di un’astronauta fluttuante nel vuoto orbitale intorno alla Terra, restituendo allo spettatore un forte senso di smarrimento e vulnerabilità.

    Letteratura e cinema, dunque, amplificano il fascino e il timore che l’uomo ha sempre provato di fronte all’ignoto. Se la fisica cerca di codificare il vuoto in formule ed esperimenti, l’arte e la narrazione lo riportano in chiave umana, ponendo interrogativi esistenziali e metaforici.

    I più recenti progetti scientifici italiani sul “nulla”

    Anche in Italia non mancano importanti iniziative scientifiche e ricerche d’avanguardia che affrontano — direttamente o indirettamente — la natura del vuoto e dello spazio cosmico:

    EGO (European Gravitational Observatory) e l’Osservatorio Virgo
    Situato a Cascina, vicino Pisa, Virgo è un interferometro progettato per rivelare le onde gravitazionali. Sebbene l’obiettivo primario non sia lo studio del vuoto, l’esperimento esplora come lo spazio-tempo (che potremmo chiamare “vuoto gravitazionale”) venga increspato da eventi cosmici come la fusione di buchi neri e stelle di neutroni. L’identificazione di tali onde ha confermato la natura dinamica del “tessuto” del nulla.

    Laboratori Nazionali del Gran Sasso (INFN)
    Sotto il massiccio del Gran Sasso, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) conduce esperimenti all’avanguardia sulle particelle elusive come i neutrini. Tali ricerche, tra cui l’esperimento Borexino e i futuri progetti DarkSide, studiano la materia oscura e la possibile influenza dell’energia del vuoto sull’espansione dell’universo. In un certo senso, cercano tracce di ciò che riempirebbe apparentemente il “nulla” cosmico.

    Progetti sull’energia del vuoto e il Casimir effect
    Diversi gruppi di ricerca presso università italiane (Milano, Pavia, Roma, Napoli) si dedicano allo studio delle forze di Casimir, manifestazione concreta del vuoto quantistico. Questi esperimenti di laboratorio, estremamente raffinati, tentano di misurare con precisione la forza di attrazione che si genera tra superfici metalliche in prossimità, a causa delle fluttuazioni del campo elettromagnetico nel vuoto.

    INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica)
    L’INAF si occupa di svariati progetti legati alla cosmologia osservativa e allo studio dei buchi neri supermassicci. Attraverso telescopi ottici e radio, si analizzano regioni remote dell’universo dove la densità di materia è estremamente bassa, consentendo di sondare la natura del “nulla” intergalattico e come questo venga plasmato dalla presenza di campi magnetici ed energetici.

      Questi progetti — seppur non sempre centrati esplicitamente sul concetto di “vuoto” — hanno ricadute fondamentali sulla nostra comprensione del nulla in senso fisico, perché mostrano come lo spazio, anche quando apparentemente “vuoto”, sia colmo di proprietà misurabili e di influenze quantistiche e gravitazionali.

      Consigli di lettura

      La ricerca sul vuoto, come emerge chiaramente dal libro di Weatherall, è destinata a rimanere un ambito di primaria importanza nel panorama scientifico internazionale. Per chi desiderasse approfondire ulteriormente l’argomento, ecco alcuni testi consigliati:

      1. Lawrence M. Krauss – L’Universo dal nulla: Approfondisce il ruolo della meccanica quantistica nella genesi dell’universo.
      2. Frank Wilczek – The Lightness of Being: Uno sguardo premio Nobel sulle implicazioni del vuoto quantistico per la massa e l’energia.
      3. John D. Barrow – The Book of Nothing: Un percorso storico e filosofico sul concetto di “nulla”.
      4. Carlo Rovelli – Sette brevi lezioni di fisica e La realtà non è come appare: Non focalizzati esclusivamente sul vuoto, ma illuminanti sulla natura relazionale dello spazio-tempo.

      La fisica del nulla di James Owen Weatherall rimane, in ogni caso, un punto di riferimento di grande valore. Riesce infatti a mostrare, con uno stile accattivante e una precisione esemplare, come la fisica contemporanea possa ribaltare l’idea antica secondo cui “vuoto” equivalga necessariamente a “niente”. Lungi dall’essere un mero spazio passivo, il vuoto emerge come una realtà brulicante di eventi e possibilità, un “palcoscenico” dinamico che talvolta diventa persino il principale attore delle trasformazioni cosmiche.

      In definitiva, il “nulla” di cui parla Weatherall è un concetto ancora in evoluzione: le scoperte sul vuoto quantistico, sull’energia oscura e sulle fluttuazioni dello spazio-tempo ci insegnano che più ci avviciniamo al confine tra assenza e presenza, più ci rendiamo conto di quanto sia permeato di mistero l’universo in cui viviamo. A noi il compito di continuare a esplorare, con l’umiltà del ricercatore e la meraviglia del viaggiatore, i reconditi “vuoti” che danno forma e sostanza al cosmo.

      Stefano Camilloni

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