Crateri oscuri, il cui interno rimane perennemente nascosto in un’ombra perpetua, vaste distese plasmate da antiche eruzioni di lava e cicatrici evidenti lasciate da imponenti esplosioni vulcaniche. Questi sono i protagonisti delle straordinarie immagini catturate durante l’ultimo passaggio ravvicinato della sonda BepiColombo, frutto della collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e l’agenzia spaziale giapponese JAXA.
Il sorvolo è avvenuto l’8 gennaio 2024 alle ore 06:59 italiane, con la sonda che ha raggiunto una distanza di soli 295 chilometri dalla superficie di Mercurio.
Alla scoperta del polo Nord di Mercurio
Dopo essersi avvicinata al lato in ombra del pianeta, BepiColombo ha sorvolato il confine tra notte e giorno, offrendo una visione senza precedenti dei crateri che punteggiano il polo Nord. Questi luoghi, tra i più freddi del Sistema Solare nonostante la vicinanza al Sole, rappresentano un enigma scientifico. Successivamente, le fotocamere della sonda hanno catturato immagini delle Borealis Planitia, vaste pianure vulcaniche formatesi circa 3,7 miliardi di anni fa a seguito di un’imponente eruzione di lava. Queste lisce distese coprono gran parte della superficie del pianeta, offrendo uno sguardo diretto sul passato geologico di Mercurio.
Caloris Planitia e Nathair Facula: testimonianze di un passato violento
Tra le aree osservate spicca la Caloris Planitia, il più grande cratere da impatto del pianeta, con un diametro di oltre 1.500 chilometri. La sonda ha immortalato anche Nathair Facula, una macchia luminosa che rappresenta il risultato della più grande esplosione vulcanica mai registrata su Mercurio. Al centro di questa struttura si trova una bocca vulcanica di circa 40 chilometri di diametro, testimone di almeno tre eruzioni di straordinaria intensità. Il colore più chiaro di Nathair Facula indica che si tratta di una formazione geologica relativamente giovane, ben diversa dalle aree circostanti scurite dall’inesorabile passare del tempo.
Verso la missione principale
Il recente sorvolo di Mercurio rappresenta l’ultimo di una serie di otto flyby effettuati da BepiColombo: uno con la Terra, due con Venere e cinque con Mercurio. Questo nono incontro è stato fondamentale per ridurre ulteriormente la velocità del veicolo e affinare la sua traiettoria. Ma non solo: è stato anche un’occasione unica per catturare immagini, raccogliere dati sull’ambiente planetario e calibrare gli strumenti scientifici, in vista della missione principale che inizierà nel 2027.
Con BepiColombo, l’umanità si prepara a svelare i misteri di Mercurio, il pianeta più vicino al Sole e uno dei meno esplorati del nostro Sistema Solare. Le informazioni raccolte offriranno una comprensione più profonda della formazione e dell’evoluzione dei corpi planetari, gettando nuova luce su un capitolo ancora poco conosciuto della nostra storia cosmica.
Stefano Camilloni