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La “luce nera” fra realtà scientifica e suggestioni fantascientifiche

La definizione di “luce nera” è generalmente associata a sorgenti di radiazione ultravioletta (UV) che, sebbene invisibili ai nostri occhi, inducono un fenomeno affascinante: la fluorescenza. Alcuni materiali, infatti, si “accendono” quando colpiti da radiazioni UV, emettendo colori vividi nello spettro del visibile. Ma la dicitura “luce nera” è talvolta utilizzata, specialmente in opere di fantascienza o in contesti metaforici, per indicare un ipotetico fascio in grado di “cancellare” o “assorbire” la luce visibile, generando oscurità. Proviamo a chiarire i due concetti, partendo da ciò che la scienza ci dice realmente sulle luci ultraviolette per arrivare all’idea più speculativa di un dispositivo che rimuove la luce dall’ambiente.

La “luce nera” della realtà: radiazione UV e fluorescenza

Il regno dell’ultravioletto

Quando si parla di “luce nera” in fisica e in ambito commerciale, si fa riferimento in modo particolare a lampade che emettono raggi UV di tipo A (UVA), con lunghezze d’onda comprese tra i 315 e i 400 nm. L’occhio umano non percepisce direttamente queste radiazioni, ma quando colpiscono sostanze fluorescenti, tali sostanze assorbono l’energia UV e riemettono luce nel visibile. Ecco spiegato perché, nelle discoteche o nei laboratori, alcuni oggetti (bianchi o fluorescenti) appaiono brillantissimi e “fosforescenti”.

Come si produce la luce nera “UV”

Le lampade di Wood, comunemente chiamate lampade a luce nera, sono progettate per lasciare passare soprattutto radiazioni UVA, bloccando quasi tutta la componente visibile. Ciò è possibile grazie a:

  • Rivestimenti speciali e vetro di Wood, che filtrano la luce visibile, lasciando transitare le lunghezze d’onda UV desiderate.
  • LED UV di ultima generazione, regolati su lunghezze d’onda specifiche (come 365 nm o 395 nm), per un’emissione selettiva.

Applicazioni e sicurezza

L’uso di lampade a luce nera è diffusissimo in ambito forense (per evidenziare impronte o tracce biologiche), artistico e di intrattenimento (effetti fluorescenti in feste e show), di autenticazione (verifica di banconote o documenti con contrassegni UV) e scientifico (identificazione di proteine, microrganismi, minerali).
Sebbene la radiazione UVA sia la meno energetica tra i raggi ultravioletti, un’esposizione intensa e prolungata può comunque risultare dannosa per gli occhi e la pelle. Per questo, in situazioni professionali, si usano spesso occhiali protettivi e si evitano contatti ravvicinati con sorgenti potenti.

La “luce nera” della fantascienza: un dispositivo che annulla la luce?

L’idea di un raggio che genera buio

In numerose storie di fantascienza, la “luce nera” (o “raggi oscuri”) viene descritta come uno strumento capace di cancellare la luce visibile, rendendo tutto buio. Immaginare un raggio “negativo” che, invece di illuminare l’ambiente, lo oscura, è un concetto affascinante e decisamente controintuitivo: siamo abituati a pensare alla luce come un’onda elettromagnetica che aggiunge fotoni, non che li toglie.

Esiste una base fisica per questa teoria?

Nella fisica classica (e anche in quella quantistica standard), non esiste un meccanismo che permetta a un fascio luminoso di “annullare” la luce di un’altra sorgente in modo indiscriminato. La luce è un flusso di particelle (fotoni) o un’onda elettromagnetica: per cancellarla, sarebbe necessario assorbirla o deviarla. In pratica:

  • Per creare oscurità in uno spazio illuminato, bisogna bloccare o assorbire la luce presente (ad esempio con materiali opachi o riflettenti).
  • Un altro fenomeno possibile è la cancellazione per interferenza (destructive interference), ma ciò richiede che il fascio “annullante” abbia la stessa fase e la stessa lunghezza d’onda della luce da cancellare, e si applichi in maniera estremamente precisa. Inoltre, l’interferenza distruttiva funziona in zone limitate dello spazio e per specifiche condizioni (per esempio in un laboratorio di fisica con setup molto accurati), non come un “raggio universale” da puntare in giro.

Quindi, l’idea di un raggio generico che “risucchia” tutta la luce dell’ambiente per lasciarlo al buio, come se fosse una “torcia nera” portatile, al momento è pura fantascienza. Non abbiamo un modello fisico che spieghi come un dispositivo del genere possa funzionare su vasta scala e in modo indiscriminato contro ogni fonte luminosa.

Possibili analogie (e i limiti)

Le uniche “analoghe” che la fisica ci offre riguardano:

  • Materiali estremamente assorbenti (i cosiddetti “super black materials”, come il Vantablack), capaci di assorbire fino al 99,9% della luce incidente, dando l’impressione di un “buco di oscurità” su superfici tridimensionali. Tuttavia, parliamo di coating e rivestimenti, non di un raggio o fascio di “oscurità” emesso attivamente.
  • Metamateriali che deviano o riflettono la luce in modi particolari, ma sempre su specifiche lunghezze d’onda e con configurazioni sperimentali molto complesse, lontane dal concetto di “cannone a luce nera portatile”.

Suggestioni

La “luce nera” così come la conosciamo nel mondo reale è in realtà radiazione ultravioletta di tipo A, invisibile a occhio nudo ma capace di far brillare molti materiali fluorescenti. Trovando applicazione in ambito forense, artistico e scientifico, è spesso usata come elemento scenografico e di ricerca. D’altro canto, l’idea di una “luce nera” che cancella la luce esistente, generando buio, appartiene più al regno delle opere speculative e della fantascienza. Dal punto di vista fisico, non c’è evidenza di un dispositivo in grado di emettere un fascio che “annulli” in modo generalizzato tutti i fotoni nello spazio circostante.

Se un giorno la scienza trovasse il modo di controllare la luce con una tecnologia avanzatissima (magari grazie a futuri sviluppi nella fisica dei campi o nei metamateriali), potrebbe esistere qualcosa che somiglia a un “mantello di oscurità”. Ma, per ora, si tratta principalmente di una intrigante suggestione, più vicina ai romanzi di fantascienza che ai laboratori di fisica. Nel frattempo, continuiamo a utilizzare le vere luci nere UV per godere di quei magici effetti fluorescenti che ci permettono di vedere il mondo sotto una nuova, affascinante prospettiva.

Stefano Camilloni

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