Da quando gli astronomi Michel Mayor e Didier Queloz hanno scoperto il primo pianeta extrasolare nel 1995, la ricerca di mondi lontani simili al nostro non ha mai smesso di stupire. Oggi conosciamo oltre settemila esopianeti nella nostra galassia, ma si stima che ce ne siano miliardi ancora da individuare. Tra questi, un team internazionale di ricercatori – con la partecipazione dell’Università di Ginevra e del NCCR PlanetS – ha recentemente rivelato l’esistenza di un pianeta particolarmente intrigante: HD 20794 d.
Questo pianeta appartiene alla categoria delle “super-Terre”: mondi rocciosi più grandi del nostro, ma più piccoli dei giganti gassosi come Giove o Saturno. HD 20794 d orbita attorno a HD 20794, una stella di tipo G molto simile al Sole, a “soli” 19,7 anni luce da noi: un’inezia, su scala cosmica. Proprio questa relativa vicinanza rende il nuovo sistema planetario un obiettivo privilegiato per gli strumenti di prossima generazione, come lo spettrografo ANDES pensato per l’Extremely Large Telescope (ELT) dell’ESO. Osservare atmosfere di esopianeti, infatti, è una sfida tecnica enorme, resa più semplice se il sistema stellare è vicino e piuttosto luminoso.
Ma la vera peculiarità di HD 20794 d risiede nella sua orbita fortemente eccentrica. Mentre la Terra – e anche Marte – descrive un’orbita pressoché circolare, la nuova super-Terra si avvicina e si allontana dalla stella in modo significativo, “entrando” e “uscendo” dalla cosiddetta zona abitabile. Questa zona è la regione in cui, date le caratteristiche della stella, è teoricamente possibile mantenere acqua allo stato liquido sulla superficie di un pianeta: un requisito fondamentale per la vita come la conosciamo.
HD 20794 d impiega circa 647 giorni per compiere una rivoluzione intorno alla sua stella, poco meno dei 687 giorni che Marte impiega a orbitare attorno al Sole. In certi momenti del suo percorso orbitale, si trova abbastanza vicino da poter ricevere sufficiente calore per consentire all’acqua di rimanere liquida; in altri, invece, si sposta al di fuori della fascia abitabile, dove le temperature potrebbero scendere tanto da congelare eventuali riserve idriche. È proprio questa oscillazione termica a rendere il pianeta un “laboratorio naturale” ideale per testare le nostre teorie sull’abitabilità planetaria e sul possibile sviluppo di vita.
Il risultato non è frutto di una scoperta improvvisa, ma di vent’anni di osservazioni con alcuni dei migliori telescopi esistenti. Strumenti di precisione come HARPS ed ESPRESSO hanno fornito dati di alta qualità, ma oscurati da numerosi “rumori di fondo” che potevano mascherare il segnale della super-Terra. Qui è entrata in gioco YARARA, un algoritmo di riduzione dati sviluppato all’Università di Ginevra, capace di eliminare sistematicamente gli artefatti di origine strumentale e stellare, lasciando emergere la firma inconfondibile di HD 20794 d.
Sebbene sapere se questo pianeta ospiti forme di vita richieda ancora molti studi e un approccio interdisciplinare – in cui convergano astronomia, geologia, climatologia e biologia – HD 20794 d rappresenta una tappa fondamentale nella ricerca di mondi simili alla Terra. Il suo studio e la possibilità futura di analizzarne l’atmosfera forniranno indicazioni preziose sulla presenza di acqua, sui processi di formazione planetaria e, potenzialmente, sui segni di attività biologica.
La scoperta della super-Terra HD 20794 d ci ricorda che l’Universo è un luogo vasto, ricco di sorprese e di opportunità per dare risposta a una delle domande più antiche dell’umanità: “Siamo soli?”. Ogni nuovo pianeta osservato, ogni nuova tecnica sviluppata e ogni dato raccolto aggiungono un tassello al grande puzzle cosmico, avvicinandoci – passo dopo passo – a una risposta che, fino a pochi decenni fa, potevamo solo immaginare nei nostri sogni o nelle nostre fantasie.
Stefano Camilloni