Grazie alle osservazioni del James Webb Space Telescope (JWST), gli astronomi hanno aperto una finestra senza precedenti sulle origini del cosmo, scoprendo una galassia primordiale dalla chimica incredibilmente complessa. Questa galassia, chiamata JADES-GS-z14-0, risale a un periodo in cui l’universo aveva appena il 2% della sua età attuale e potrebbe rivoluzionare le nostre conoscenze sulla formazione delle prime stelle.
JADES-GS-z14-0, inizialmente identificata nel 2024 come la galassia più distante mai osservata, si rivela ora particolarmente luminosa e chimicamente evoluta per un oggetto formatosi così presto dopo il Big Bang. Queste nuove scoperte, pubblicate su Nature Astronomy, offrono una visione unica sulle prime fasi della formazione delle galassie.
Le osservazioni sono parte del JWST Advanced Deep Extragalactic Survey (JADES), un ambizioso programma pensato proprio per studiare galassie estremamente lontane. Tuttavia, anche gli scienziati sono rimasti stupiti dalla luminosità e dalla ricca composizione chimica rilevate, caratteristiche che suggeriscono un’intensa attività di formazione stellare avvenuta molto prima di quanto si credesse.
La scoperta più sorprendente riguarda la presenza di grandi quantità di ossigeno rilevate dal Mid-Infrared Instrument (MIRI) di JWST. In astronomia, elementi più pesanti dell’elio sono definiti “metalli” e vengono prodotti solo attraverso l’evoluzione e l’esplosione di generazioni successive di stelle. L’abbondante presenza di ossigeno indica quindi che JADES-GS-z14-0 doveva aver già attraversato almeno una generazione completa di formazione stellare, spingendo gli scienziati a riconsiderare il periodo di nascita delle prime stelle dopo il Big Bang.

“Per produrre tutto questo ossigeno, la galassia deve aver iniziato molto presto la sua attività stellare,” ha spiegato George Rieke, uno degli autori principali dello studio. “Questa scoperta è davvero sbalorditiva.”
Le osservazioni hanno richiesto circa nove giorni di lavoro del telescopio, esaminando un minuscolo frammento di cielo grande quanto “un granello di sabbia alla distanza del braccio teso,” secondo Jakob Helton, primo autore della ricerca.
La complessità inattesa di questa galassia rappresenta ora una sfida per i modelli teorici esistenti sulla formazione delle galassie. I risultati aprono infatti la strada a nuove ipotesi sull’evoluzione dell’universo dalle sue fasi iniziali, semplici e uniformi, fino alla formazione degli elementi complessi necessari alla vita.
“Stiamo vivendo un periodo straordinario nella storia dell’astronomia,” ha commentato Kevin Hainline dell’Università dell’Arizona. “Siamo finalmente in grado di osservare galassie che vanno oltre ogni nostra aspettativa e di comprenderle in modi mai visti prima.”
Stefano Camilloni