Avete presente quella sensazione che si prova quando ci si sente “piccoli” di fronte alle meraviglie del cosmo? Beh, preparatevi a un’esperienza ancora più estrema: proviamo a immaginare un uomo che sia fisicamente grande quanto l’intera Via Lattea. Che cosa cambierebbe? E soprattutto, rimarremmo comunque dei minuscoli puntini in un Universo smisurato?
La Via Lattea: un “campo da gioco” di 100.000 anni luce
La nostra galassia, la Via Lattea, ha un diametro stimato di circa 100.000 anni luce. Un anno luce è la distanza che la luce percorre in un anno, viaggiando a circa 300.000 chilometri al secondo. Numeri già di per sé stratosferici, se pensiamo che la luce fa il giro della Terra in poco più di un secondo!
Ma adesso, facciamo finta che un uomo di due metri diventi così grande da raggiungere i 100.000 anni luce d’ampiezza. In altre parole, se stesse “in piedi” nello spazio, le punte dei suoi piedi si troverebbero su un’estremità della Via Lattea e la sua testa sull’altra.
L’Universo osservabile è un po’ più che una “passeggiata”
Se la nostra galassia misura 100.000 anni luce, l’Universo osservabile (cioè la parte di Universo da cui ci arriva luce fin dai primordi) supera i 90 miliardi di anni luce di diametro. In scala, vuol dire che, anche se fossimo grandi come la Via Lattea, l’Universo ci sovrasterebbe di diverse migliaia di volte. Insomma, non ci sentiremmo meno piccoli, probabilmente, anzi: ci sentiremmo minuscoli come formiche su un pallone da calcio… gigante!
La galassia di Andromeda: la prima “gita fuori porta”
La galassia di Andromeda è la nostra vicina cosmica più famosa e dista dalla Via Lattea circa 2,5 milioni di anni luce. In termini “umani”, è come se fosse a circa 25 volte il diametro della nostra galassia. Se il nostro “uomo-galattico” fosse alto 100.000 anni luce, Andromeda equivarrebbe a 25 volte la sua altezza.
Facciamo un esempio più quotidiano: un uomo di due metri che cammina 50 metri (25 volte la sua altezza) impiega all’incirca un minuto (se va piano e magari si guarda attorno, altrimenti anche meno). Così, se il nostro “gigante” si muovesse con la stessa agilità di un comune bipede terrestre (a parità di “proporzioni”), raggiungere Andromeda sarebbe quasi una passeggiata da un minuto. Poi magari si ferma a mezza strada per scattarsi un selfie cosmico, ma nel complesso sarebbe un tragitto piuttosto svelto.
E i confini dell’Universo?
Qui viene il bello (o lo spavento). Il confine dell’Universo osservabile è circa 900.000 volte il diametro della nostra Via Lattea-gigante. Tornando all’uomo di due metri, è come se dovesse percorrere centinaia di migliaia di volte la sua altezza.
Proviamo a “fare un passo” in più:
- Se 50 metri (cioè 25 volte l’altezza umana) si coprono in 1 minuto,
- 500.000 o 1.000.000 di volte l’altezza richiederebbero un bel po’ di minuti in più.
Per dare un’idea approssimativa, 300.000 volte la propria altezza corrispondono a 12.000 minuti, cioè circa 8 giorni di cammino no-stop. Se andiamo oltre, a 500.000 o 1 milione di volte l’altezza, si parla di due settimane, un mese o più di passeggiata. In pratica, il “gigante” avrebbe tutto il tempo di ascoltare la discografia completa di ogni gruppo rock, leggere una caterva di libri e, perché no, rifare il tagliando ai “cosmici stivali” prima di arrivare alla meta!
Naturalmente, questo è solo un modo semplificato di descrivere le cose. Nella realtà, l’Universo non è affatto un luogo dove si possa “camminare” in linea retta: lo spazio si espande, ci sono galassie in movimento e tutta la fisica della relatività che complica un po’ la vita (e i calcoli). Ma almeno abbiamo un’idea delle proporzioni.
E se si prende la “navicella cosmica”?
È chiaro che, in un contesto reale, viaggiare per milioni di anni luce è qualcosa di estremamente lungo anche alla massima velocità consentita dalla fisica. Ma la nostra è un’ipotesi di fantasia: un uomo grande come la Via Lattea, che si mette in cammino con le sue lunghe gambe di 100.000 anni luce. Sembra la trama di un film di fantascienza, e in effetti… lo è!
Perché tutto questo “baraccone” di numeri?
Questi paragoni servono per farci toccare con mano l’immensità dell’Universo. Spesso ci sentiamo già incredibilmente piccoli di fronte alla Terra o al Sole (che da soli sono già enormi per i nostri standard), ma le vere “misure” del cosmo vanno ben oltre la nostra intuizione.
- Sentirsi piccoli è normale: Non è una questione di umiltà, ma di logica: la natura e il cosmo hanno scale temporali e spaziali che travalicano ogni metafora “a misura d’uomo”.
- La dimensione non è tutto: Anche se diventassimo grandi come un’intera galassia, ci sarebbero sempre strutture (e distanze) in grado di farci sentire minuscoli.
- Il tempo è relativo: Quando parliamo di distanze di milioni o miliardi di anni luce, un viaggio diventa qualcosa che supera di gran lunga la durata di intere civiltà.
Un pizzico di ironia
In conclusione, neanche un uomo grande come la Via Lattea potrebbe dire di “dominare” il cosmo. La Galassia di Andromeda sarebbe per lui una comoda gita di pochi “passi galattici”… ma basta spingersi un po’ più lontano, verso i confini dell’Universo osservabile, per trasformare la sua passeggiata in un trekking estenuante di settimane, mesi o persino anni. E, magari, a un certo punto si stancherebbe pure, sedendosi su qualche ammasso stellare per riprendere fiato.
Dunque, se vi sentite minuscoli quando alzate lo sguardo al cielo notturno, immaginate che pure un ipotetico “gigante galattico” dovrebbe farsi venire il fiatone per raggiungere i confini dell’Universo. Non c’è taglia che tenga: l’Universo resta — e probabilmente resterà sempre — qualcosa di tanto vasto da mettere in crisi la nostra fantasia. Però, una cosa è certa: anche sentendoci piccoli, la meraviglia di far parte di questo spettacolo cosmico è un privilegio che nessuno ci potrà mai togliere.
Stefano Camilloni