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Osservare gli elettroni in movimento: la rivoluzione della diffrazione elettronica a vortice ultrarapido

Gli elettroni sono notoriamente sfuggenti: orbitano attorno al nucleo atomico in tempi incredibilmente brevi, completando un’oscillazione in poche centinaia di attosecondi. Questa rapidità estrema ha reso difficilissimo, per decenni, osservare direttamente gli elettroni in movimento all’interno di atomi e molecole. Fino ad oggi gli scienziati sono riusciti a “vedere” gli elettroni solo in modo indiretto – ad esempio tramite spettri di luce o immagini statiche delle orbite elettroniche – ma mai riprendendone il moto in tempo reale. Ora, una nuova tecnica rivoluzionaria chiamata diffrazione elettronica a vortice ultrarapido promette di catturare il movimento degli elettroni su scale temporali di attosecondi, aprendo la strada a scoperte importanti in chimica, nella progettazione di materiali avanzati e nella tecnologia quantistica.

Contesto storico: inseguire gli elettroni in movimento

Fin dall’inizio della fisica atomica, gli scienziati hanno cercato di svelare il comportamento degli elettroni attorno ai nuclei. Nel modello planetario di Bohr (1913) gli elettroni orbitavano come piccoli pianeti, ma la meccanica quantistica ci ha insegnato che in realtà essi formano nubi di probabilità: non hanno una traiettoria definita finché non li si osserva. Ciò ha posto un limite concettuale e pratico all’idea di “filmare” un elettrone in orbita. Per gran parte del XX secolo, l’unico modo di inferire il moto elettronico era tramite spettroscopia (analizzando le righe spettrali di emissione o assorbimento degli atomi) o tramite immagini indirette, ad esempio usando microscopi elettronici per visualizzare densità elettroniche statiche. Queste tecniche però fornivano istantanee o informazioni medie, mai un film dell’elettrone in azione.

La svolta arrivò negli anni ‘80 e ‘90 con lo sviluppo dei laser ultraveloci. Il pioniere Ahmed Zewail dimostrò che era possibile utilizzare impulsi laser di pochi femtosecondi per osservare in slow motion il corso di alcune reazioni chimiche, cogliendo gli istanti in cui i legami chimici si rompono e si formano. Questa nuova disciplina, chiamata femtochimica, valse a Zewail il premio Nobel per la Chimica nel 1999. I suoi esperimenti permisero di osservare il movimento degli atomi durante le reazioni – ad esempio vibrazioni e rotazioni molecolari – su scale di tempo prima impensabili (decine o centinaia di femtosecondi). Tuttavia, gli elettroni si muovono ancora più velocemente degli atomi, su scale di decine o centinaia di attosecondi, rimanendo fuori portata anche per i lampi laser femtosecondi.

All’inizio degli anni 2000, la frontiera si è spinta ulteriormente: nel 2001 i fisici generarono i primi impulsi luminosi di durata attosecondo. Questa “luce a attosecondi”, ottenuta tramite tecniche come la generazione di armoniche elevate, ha permesso di sondare processi elettronici all’interno degli atomi. Esperimenti pionieristici di spettroscopia attosecondo hanno osservato, ad esempio, con quanta rapidità un elettrone viene emesso da un atomo quando colpito da un fotone ultravioletto, o come gli elettroni si distribuivano in una molecola appena eccitata. Non a caso, il Nobel per la Fisica 2023 è andato a ricercatori come Ferenc Krausz per lo sviluppo di queste tecniche laser ultraveloci capaci di osservare la dinamica degli elettroni. Eppure, anche con impulsi di luce così brevi, “vedere” un elettrone in movimento è rimasto in parte indiretto: si registrano segnali spettrali o correnti elettroniche, ma non un’immagine diretta del moto dell’elettrone nello spazio.

Parallelamente, si sono fatti grandi progressi nella diffrazione ultrarapida usando fasci di elettroni come sonda. La tecnica UED (Ultrafast Electron Diffraction) impiega fasci di elettroni pulsati per colpire un campione e creare pattern di diffrazione che cambiano nel tempo. Negli ultimi anni UED ha permesso di filmare il movimento di atomi e molecole con risoluzioni temporali dell’ordine di poche decine di femtosecondi. Ad esempio, è stato possibile seguire il “respiro” di un cristallo riscaldato dal laser o la rotazione di molecole di azoto, scattando immagini ogni 100 femtosecondi circa. Questi “cinematografi” elettronici hanno offerto dettagli senza precedenti sui movimenti atomici. Tuttavia, la loro risoluzione temporale – pur spinta al limite – era ancora insufficiente per cogliere i ben più rapidi movimenti elettronici. In altre parole, vedevamo i nuclei muoversi ma gli elettroni restavano sfuocati, come strisce indistinte, a causa del loro balenare ultrarapido.

In sintesi, prima della nuova scoperta, gli scienziati disponevano di ottimi strumenti per osservare il movimento degli atomi (femtochimica, diffrazione ultrarapida) e iniziavano a sondare il movimento degli elettroni con la luce attosecondo, ma una visualizzazione diretta degli elettroni in una molecola che oscillano durante una reazione era ancora una sfida aperta. È in questo contesto di continua “caccia alla velocità” che nasce la nuova tecnica di diffrazione elettronica a vortice ultrarapido.

Come funziona la nuova tecnica: il vortice elettronico ultrarapido

Il cuore di questa scoperta è l’idea di combinare la potenza risolutiva degli elettroni come sonda con la finezza nel distinguere i moti coerenti tipica delle tecniche ottiche avanzate. Nella diffrazione elettronica a vortice ultrarapido, il fascio di elettroni inviato sul campione non è un normale fascio rettilineo, ma un fascio vortice. In pratica, gli elettroni vengono preparati in modo tale che la loro onda avanzi spiraleggiando, un po’ come farebbe una piccola trottola quantistica mentre viaggia in linea retta. Questo fascio a spirale (detto electron vortex) possiede momento angolare orbitale – in altri termini, gli elettroni vorticosi ruotano attorno al proprio asse di propagazione – e disegna una sorta di elica mentre attraversa il campione.

Qual è il vantaggio di un fascio così esotico? La rotazione del fascio funge da sonda di fase: grazie al movimento elicoidale, il fascio di elettroni è estremamente sensibile a come è distribuita la carica elettronica nel campione sia nello spazio sia nel tempo. In particolare, la tecnica è progettata per essere sensibile alla coerenza elettronica. La coerenza elettronica si ha quando gli elettroni in una molecola si muovono in modo sincronizzato e correlato, quasi “in coro”. Ad esempio, subito dopo che una molecola assorbe un impulso laser ultrabreve, uno o più elettroni possono trovarsi in una sovrapposizione di stati quantistici e oscillare collettivamente da una parte all’altra della molecola. È una sorta di danza coordinata degli elettroni prima che perdano il sincrono a causa dell’interazione con l’ambiente (decoerenza). La diffrazione a vortice ultrarapida è in grado di isolare proprio questo movimento coerente dalla confusione di altri segnali.

Il trucco sta nell’analizzare con attenzione i pattern di diffrazione prodotti dal fascio vorticoso dopo che ha attraversato il campione. Con un impulso elettronico ultrabreve “normale”, il pattern di diffrazione contiene informazioni mischiate: sia sulla posizione media degli atomi e degli elettroni (le densità di carica statiche), sia su eventuali movimenti transitori. Invece, utilizzando un fascio a vortice e confrontando differenze nei segnali (ad esempio invertendo il senso del vortice), i ricercatori hanno mostrato che si possono cancellare le componenti statiche e far emergere solo la componente dovuta ai moti elettronici coerenti. In termini semplici, è come fare due foto in rapidissima sequenza con filtri leggermente diversi e poi sottrarle: tutto ciò che era uguale (costante) nelle due immagini scompare, mentre resta visibile solo ciò che è cambiato – ovvero gli elettroni in movimento sincronizzato. Questa tecnica differenziale basata sul dicroismo elicoidale (ossia la diversa diffrazione a seconda del verso del vortice) è la chiave per isolare la “danza” degli elettroni dal “rumore di fondo” del resto del sistema.

Naturalmente, per fare tutto ciò non basta avere un fascio vortice: serve anche che sia ultraveloce, cioè composto da impulsi di elettroni brevissimi (idealmente della durata di pochi attosecondi) e sincronizzati con un impulso laser pump che avvia la dinamica da osservare. In uno scenario tipico, un laser ultrabreve eccita la molecola, facendo partire la coerenza elettronica, e subito dopo un impulso di elettroni vorticosi la attraversa. Ripetendo l’esperimento variando il ritardo tra pump e probe, si possono acquisire frame della diffrazione a diversi istanti e ricostruire così un vero filmato dell’oscillazione elettronica. Il risultato finale è una serie di “fotogrammi” diffrattivi da cui, tramite algoritmi di ricostruzione, si deduce come la nuvola elettronica nella molecola si ridistribuisce di momento in momento. In altre parole, si riesce finalmente a visualizzare l’elettrone in azione, che si sposta all’interno della molecola durante quei pochissimi attosecondi prima che il sistema perda coerenza.

Questa metodologia rappresenta un salto concettuale rispetto ai tentativi precedenti. La differenza cruciale è che si osserva direttamente la componente coerente del moto elettronico, laddove altre tecniche catturavano principalmente effetti aggregati o indiretti. Ad esempio, la spettroscopia attosecondo poteva rilevare oscillazioni nel segnale di assorbimento di una molecola eccitata, ma non forniva un’immagine spaziale del movimento elettronico. La diffrazione elettronica tradizionale forniva immagini statiche dell’arrangiamento elettronico, ma non distingueva le oscillazioni transitorie. La diffrazione a vortice ultrarapido unisce i puntini, offrendo sia risoluzione temporale attosecondo che informazione spaziale diffrattiva, con una sensibilità specifica ai fenomeni di coerenza quantistica degli elettroni. È questa combinazione che la rende un approccio davvero nuovo per scrutare l’intimo svolgersi dei processi elettronici.

Applicazioni pratiche: dalla chimica ai materiali quantistici

Quali saranno gli impatti concreti di poter visualizzare gli elettroni in movimento? Le possibili applicazioni pratiche di una tale tecnica abbracciano numerosi campi. In chimica, la prospettiva di osservare le oscillazioni elettroniche durante le reazioni può aiutare a comprendere e persino controllare le reazioni chimiche fin nei dettagli più fini. Ad esempio, molte reazioni organiche o biochimiche iniziano con un rapido riarrangiamento di carica – gli elettroni si spostano formando o rompendo legami prima ancora che gli atomi abbiano il tempo di muoversi. Poter filmare questa distribuzione di carica che si sposta potrebbe permettere ai chimici di capire esattamente come avvengono certe reazioni e, un domani, di influenzarle applicando campi laser appropriati per guidare il percorso della reazione. Si apre così la strada alla “attochemistry”, l’idea di governare le reazioni chimiche tramite impulsi attosecondo controllando direttamente gli elettroni, avvicinandoci all’obiettivo finale di dirigere le reazioni a livello fondamentale.

Nel campo della scienza dei materiali, la diffrazione elettronica a vortice ultrarapido consentirà di studiare materiali avanzati e dispositivi elettronici innovativi con un dettaglio senza precedenti. Si potrà ad esempio investigare come gli elettroni si muovono in un superconduttore appena dopo che questo è stato eccitato, oppure come avviene il trasferimento di energia in un materiale fotovoltaico organico subito dopo l’assorbimento di un fotone. Comprendere queste dinamiche ultraveloci è fondamentale per progettare materiali con proprietà ottimali: immaginiamo di poter vedere in tempo reale come un elettrone eccitato in una cella solare si trasferisce attraverso le molecole del materiale attivo. Questo aiuterebbe a identificare colli di bottiglia nella conduzione di carica e a sviluppare celle solari più efficienti. Analogamente, nei materiali per l’elettronica quantistica (ad esempio isolanti topologici, semiconduttori ultraveloci, memorie a cambiamento di fase), osservare gli elettroni su scala attosecondo potrebbe rivelare stati transitori o meccanismi di scattering finora solo ipotizzati.

La tecnologia quantistica potrebbe beneficiare enormemente di queste nuove capacità osservative. In dispositivi quantistici come i qubit molecolari o i sensori quantistici a base di materiali 2D, la coerenza degli elettroni (o degli eccitoni, coppie elettrone-lacuna) è un parametro chiave. La nostra tecnica permette di misurare direttamente la coerenza elettronica nel tempo e nello spazio, fornendo feedback immediato su come e quando la coerenza si perde. Ciò può guidare l’ingegnerizzazione di sistemi quantistici più robusti, ad esempio suggerendo come “proteggere” gli elettroni dai meccanismi di decoerenza. Inoltre, la possibilità di distinguere movimenti coerenti da incoerenti trova applicazione nello studio di fenomeni quantistici collettivi, come i plasmoni nelle nanoparticelle o le correnti di superfluidi elettronici: si potranno vedere le oscillazioni collettive degli elettroni separatamente dal rumore termico.

Altri settori di impatto includono la fotovoltaica e la catalisi industriale, e perfino la progettazione di farmaci. Nella fotovoltaica, come detto, capire i dettagli del trasferimento ultrarapido di carica può portare a materiali che catturano meglio l’energia solare. Nella catalisi, molti catalizzatori agiscono facilitando percorsi di reazione attraverso stati elettronici intermedi: poter osservare questi stati transitori degli elettroni sulle superfici catalitiche potrebbe indirizzare la sintesi di catalizzatori più efficienti. Perfino nei processi biochimici e nella progettazione farmaceutica, ci sono reazioni fotochimiche o legami che si rompono/formano mediante trasferimenti elettronici ultraveloci; immaginare di filmare gli elettroni in un enzima durante una reazione potrebbe dare informazioni per disegnare farmaci che influenzino quel processo. Insomma, ogni volta che sono in gioco elettroni che si muovono rapidamente e in modo orchestrato, la possibilità di osservarli direttamente rappresenta un enorme passo avanti per ottimizzare e controllare il fenomeno in questione.

Prospettive future: verso una nuova era di controllo quantistico

La dimostrazione della diffrazione elettronica a vortice ultrarapido è solo l’inizio. Per ora, lo studio pubblicato dai ricercatori dell’Università di California a San Diego descrive un concetto sperimentale e ne mostra la fattibilità attraverso simulazioni e teoria. Il passo successivo – già in corso nei laboratori – sarà realizzare un apparato in grado di generare effettivamente questi fasci di elettroni vorticosi ultrabrevi e sincronizzarli con impulsi laser, per poi eseguire esperimenti reali su molecole. Ciò richiederà avanzamenti sia nella strumentazione (sviluppare sorgenti di elettroni pulsate nell’attosecondo con forme d’onda controllate) sia nella tecnologia dei rivelatori per catturare i pattern di diffrazione deboli ma informativi risultanti. Non si tratta di un’impresa banale: controllare elettroni singoli con quella precisione è al limite delle attuali capacità, ma i rapidi progressi nell’elettronica ultrafast e nelle tecniche a elettroni vortice fanno ben sperare.

Nel prossimo futuro, potremmo assistere alla realizzazione di una sorta di “microscopio a elettroni attosecondo”. Immaginiamo una videocamera elettronica capace di riprendere direttamente i movimenti di elettroni e nuclei in un materiale con risoluzione spaziale atomica e risoluzione temporale attosecondo. Sarebbe uno strumento rivoluzionario per la scienza: potremmo vedere fenomeni finora solo immaginati nei dettagli dei modelli teorici. Ad esempio, potremmo guardare un elettrone che salta da un atomo all’altro in una reazione di trasferimento di carica, o seguire l’oscillazione di un pacchetto d’onda elettronico in una molecola prima che decoerenza e interazioni lo dissipino.

A più lungo termine, padroneggiare queste tecniche apre anche la porta a controllare attivamente il moto degli elettroni. La conoscenza dettagliata di quando e dove si muove la carica in un sistema può suggerire modi per intervenirvi. Se sappiamo che in una reazione chimica critica l’elettrone passa attraverso uno specifico stato coerente, si potrebbe pensare di applicare un secondo impulso calibrato proprio per rinforzare o deviare quel passaggio, ottenendo un risultato desiderato (ad esempio massimizzare la produzione di un certo prodotto chimico o impedire un percorso collaterale indesiderato). Questo tipo di controllo quantum-coerente è un sogno della chimica fisica da tempo, e tecniche come la diffrazione a vortice ultrarapido potrebbero fornire i feedback necessari per realizzarlo. Haiwang Yong, coautore dello studio, ha commentato che la straordinaria sensibilità di questa tecnica alla coerenza “ci avvicina all’obiettivo finale di controllare le reazioni chimiche al livello più fondamentale”.

Infine, questa scoperta funge da catalizzatore per ulteriori ricerche interdisciplinari. Essa combina concetti di fisica quantistica, ottica avanzata, chimica fisica e scienza dei materiali. È prevedibile che stimolerà nuove collaborazioni tra teorici e sperimentali. Ad esempio, i teorici dovranno sviluppare modelli più raffinati per predire i pattern di diffrazione di elettroni coerenti in sistemi complessi, mentre gli sperimentali cercheranno modi creativi per generare vortici di elettroni sempre più controllati (magari usando nanostrutture o campi laser speciali). Allo stesso tempo, altri gruppi potrebbero esplorare varianti: perché fermarsi agli elettroni? Si potrebbero immaginare fasci di altre particelle (come neutroni o atomi) con proprietà di vortice per studiare altri aspetti della materia. La strada aperta è ampia e promettente.

In conclusione, la diffrazione elettronica a vortice ultrarapido rappresenta una nuova finestra aperta sul mondo subatomico. Dove prima avevamo solo ombre sfocate del rapidissimo balletto degli elettroni, ora iniziamo a intravedere movimenti chiari e dettagliati. La storia della scienza insegna che ogni volta che abbiamo trovato un modo per vedere meglio – dal microscopio ottico a quello elettronico, dalla fotografia ultraveloce alla spettroscopia a super risoluzione – sono seguiti progressi straordinari. Questa nuova tecnica non farà eccezione: aiutandoci a osservare l’invisibile, ci condurrà a una comprensione più profonda dei fenomeni quantistici e, chissà, a tecnologie oggi impensabili basate sul controllo del movimento degli elettroni stessi. Le prossime pagine della ricerca saranno dedicate a sfruttare questo strumento, trasformando in realtà l’idea di filmare l’infinitamente piccolo per dominare i processi del mondo atomico.

PER APPROFONDIRE: A New Way to Observe Electrons in Motion

Diffractive Imaging of Transient Electronic Coherences in Molecules with Electron Vortices

Stefano Camilloni

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