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Buchi neri: non la fine, ma un nuovo inizio? Una nuova ricerca potrebbe cambiare la nostra comprensione dell’universo

Un nuovo studio dell’Università di Sheffield mette in discussione tutto ciò che sapevamo sui buchi neri, suggerendo che potrebbero rappresentare porte verso nuovi inizi anziché la fine assoluta di tempo e spazio.

Da decenni, i buchi neri affascinano scienziati e appassionati di fantascienza: regioni dello spazio con una gravità così intensa da non lasciar sfuggire neppure la luce. Secondo la teoria della relatività generale di Einstein, chiunque venisse catturato da un buco nero sarebbe destinato ad essere distrutto dalla forza gravitazionale estrema presente nel suo centro, la cosiddetta singolarità. Tuttavia, una nuova ricerca dell’Università di Sheffield, pubblicata sulla prestigiosa rivista Physical Review Letters, propone una prospettiva radicalmente diversa: i buchi neri potrebbero non essere la fine della materia e del tempo, ma rappresentare piuttosto un punto di passaggio verso una nuova fase dell’universo.

Lo studio, guidato dal Dr Steffen Gielen e Lucía Menéndez-Pidal, utilizza la meccanica quantistica – la teoria fisica fondamentale che descrive la realtà a livello atomico e subatomico – per esplorare ciò che accade quando ci si avvicina alla singolarità di un buco nero. Contrariamente alla visione tradizionale, secondo cui tempo e spazio cessano di esistere nel punto centrale di un buco nero, il nuovo modello suggerisce che la singolarità venga sostituita da una regione dominata da intense fluttuazioni quantistiche. In questa regione, il tempo e lo spazio non terminano, ma si trasformano in qualcosa di completamente diverso: un buco bianco.

I buchi bianchi, ipotetici oggetti cosmici finora solo teorizzati, operano in modo opposto rispetto ai buchi neri: invece di risucchiare tutto verso di sé, espellono materia, energia e, sorprendentemente, forse anche il tempo stesso. Questa inversione di comportamento potrebbe rappresentare un nuovo inizio, con il tempo che ricomincia a fluire al di là di quella che finora è stata percepita come una barriera definitiva.

Una delle innovazioni più affascinanti di questo studio è la connessione che stabilisce tra il tempo e la cosiddetta energia oscura, la forza misteriosa che accelera l’espansione dell’universo. Secondo i ricercatori, l’energia oscura potrebbe fungere da vero e proprio metro per misurare il tempo, offrendo un modo completamente nuovo di concepire il ruolo del tempo nell’universo.

“Proponiamo che il tempo venga misurato attraverso l’energia oscura che permea tutto l’universo e ne guida l’espansione attuale”, spiega il Dr Gielen. “Questa è l’idea centrale che ci permette di comprendere meglio i fenomeni che si verificano all’interno di un buco nero.”

Se questa teoria dovesse essere confermata da ulteriori ricerche, avrebbe profonde implicazioni: ciò che finora abbiamo visto come una fine potrebbe essere, in realtà, un nuovo sorprendente inizio, rivoluzionando radicalmente la nostra comprensione del cosmo. Non solo potrebbe aprire la strada a nuove scoperte in fisica fondamentale, ma anche avvicinare la possibilità di riconciliare due pilastri della scienza moderna finora incompatibili: la gravità e la meccanica quantistica.

Dunque, il viaggio verso la comprensione dei buchi neri e del loro opposto speculare, i buchi bianchi, potrebbe essere solo all’inizio, pronto a riservare scoperte capaci di ridefinire le frontiere del sapere cosmico.

Stefano Camilloni

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